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Nota Moscovita

imageE’ venerdi 12 settembre, dopo una riposante notte in treno (1700 rubli da San Pietroburgo, 12 ore di tragitto) arriviamo nella capitale: Mosca. Ormai “pratici” del linguaggio dei gesti comprensibili ai russi ci dirigiamo verso la metro, prendiamo il biglietto (40 rubli, niente gettoni, peccato) e via verso l’ostello.

Qui la metro ha una peculiarità intelligente, oltre ad avere le classiche linee, ne ha una circolare che racchiude il centro della città e collega tutte le altre. All’inizio non è ben chiaro come funzioni ma succesivamente comprendi e ti rendi conto che è un gran vantaggio.

Arriviamo al FANTOMAS HOSTEL (500 rubli per notte) con un po’ di difficoltà perchè: l’indirizzo non è ben chiaro, l’ostello si trova al primo piano di un edificio dove non ci sono campanelli, non c’è neppure una targhetta che ne segnali la presenza e ci sono altri 10 palazzi attorno identici a quello; ci affidiamo alla gentilezza di alcuni ragazzi russi che passano di lì, fanno una telefonata e ci indicano il posto e il codice da fare per entrare. Entriamo e subito le note positive affiorano: la ragazza dell’accoglienza parla inglese, hanno le mappe della citta e per il centro si impiegano 5 minuti a piedi; purtroppo anche quelle negative non mancano: ci sono 2 bagni e una sola doccia per 30 persone.

E’ solo mezzogiorno quando usciamo e ci incamminiamo verso il “sacro cibo”….ci prendiamo bene per mangiare i Pelmeni (Ravioli tipici Russi con sfoglia di farina e acqua ripieni di carne) quindi decidiamo di seguire i consigli della Lonely e andare al bar “Stolle” in Bolshaya Sadovaya dove, a quanto dice la guida, li fanno sia dolci che salati. Abbiamo un’ ora di strada a piedi che ci attende, nel frattempo ci godiamo le bellezze Moscovite: il teatro Bolshoi, un annusatina alle mura del cremlino, piazze, parchi e raffigurazioni di falce e martello qua e là. Arriviamo al posto designato, entriamo e scopriamo che è tutta una bufala, la lonely ha mentito, qui non fanno i Pelmeni (ne hanno di un solo tipo), loro sono famosi per le torte, sia salate che dolci (con il classico impasto buono per tutto)…. con un po’ di sconforto ci sediamo comunque e scopriamo che non vendono alcool (addio birretta), ma non ci lasciamo scoraggiare e ordiniamo: una fetta di torta al salmone (buona), gli unici pelmeni in menù (che ci deludono) e il borsh (zuppa tradizionale di barbabietola, carne di manzo e yogurt). Usciamo sazi e abbastanza soddisfatti.

imageLa nostra passeggiata esplorativa continua, durante il tragitto ci imbattiamo nelle nostre prime note Moscovite, un “ragazzo” (già di una certa), con una chitarra a doppio manico, all’inizio di Arbat Ulitsa, si diverte a strimpellare attirando i passanti, ci fermiamo ad ascoltarlo per qualche minuto (non è che ci sappia proprio fare). Ripartiamo verso la piazza Rossa, facciamo la classica foto turistica davanti alla splendida e coloratissima chiesa di San Basilio, dopo di che ritorniamo all’ostello.

Secondo giorno è tempo di cremlino (350 rubli, approfittiamo delle casse automatiche per non far la coda), veniamo ispezionati prima dell’ingresso (ricordate di non portare armi con voi, non è visto di buon occhio, vedi Anto che si è portato il coltellino), entriamo e assistiamo alla fine della parata (c’è tutti i sabati alle 12). Visitiamo le 5 chiese, i giardini, facciamo conoscenza con uno strambo ma carinissimo personaggio che ci intrattiene con alcuni giochi di prestigio con le carte, ci facciamo una pennica di mezz’ora e dopo 4 ore, costeggiando il fiume Mockba, ci dirigiamo verso il Gorky Park.

Già lungo la strada ci accorgiamo che l’atmosfera cambia, intorno a noi spuntano ragazzi da ogni dove, in bici, in roller, in skate e pure con quelle armi improprie dei monopattini; arriviamo in una zona completamente pedonale, continuando a camminare curisiamo un mercato all’aperto gestito da pittori che espongono e vendono le loro opere, più ci avviciniamo al parco e più la situazione diventa briosa. Varchiamo la soglia e dove ti giri ti giri c’è un attività diversa con relativo campo o attrezzatura, dal campo da basket, a quello da pallavolo, al campo da beach volley, piste da pattinaggio, ping pong, giochi per i bimbi, spazi adibiti per tutti i tipi di ballo, dal rock and roll, al latino americano, ai balli tipici russi, cuscinoni giganti buttati su svariati prati e la cosa più sconvolgente che tutto ciò è lì, a disposizione di tutti e rispettato da tutti nonostante sia completamente gratuito, ciò che per me è sempre stata un utopia ora si apre di fronte ai miei occhi, un parco creato appositamente per unire le persone di qualsiasi ceto sociale; in più hai la possibilità di affitare roller, bici e skate, ci sono chioschi e ristoranti per mangiare (naturalmente a pagamento) e al centro di esso si erge una splendida fontana musicale. Purtroppo si fa’ tardi, riprendiamo la strada di casa ma ci ripromettiamo di tornarci l’indomani. Lungo la via del ritorno incrociamo un gruppetto di  muscisti che con la loro grinta riempiono di note la città di Mosca.

Ed ecco arrivare la domenica tanto attesa, naturalmente come ogni maledetta domenica italiana anche qui piove. Va’ così in fumo la nostra giornata dedicata al Gorky Park (ufff). Decidiamo di spendere le nostre ore di luce per l’organizzazione dei giorni avvenire. Ci rechiamo alla stazione dei bus (perchè scopriamo che i pulman sono più economici dei treni) e acquistiamo un biglietto per Suzdal (430 rubli + 120 rubli per il bagaglio, per un tragitto di 4 ore) che prenderemo la mattina seguente, ci rechiamo alla stazione per prenotare il treno da Vladimir a Kungur (2000 rubli, 20 ore di tratta) e qui scatta la svolta, ci rendiamo conto che comprare i biglietti alla stazione è molto più conveniente che comprarli su internet.

La sera andiamo a mangiare in un pacchianissimo ristorante Georgiano in Arbat Ulitsa, la fantomatica via dei musicisti di strada (purtroppo causa mal tempo abbiamo avuto l’onore di ascoltare un solo gruppo Rock, però di tutto rispetto). Tornando verso l’ostello decidiamo di ammirare per l’ultima volta la meravigliosa chiesa di San Basilio, ci mangiamo un dolcetto sotto le sue cupole dai mille colori e così si conclude la nostra rapida NOTA MOSCOVITA.

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