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Annapurna Hotel – parte II (prima settimana)

Dopo la prima parte su consigli generali ed equipaggiamento, come promesso ecco il nostro diario di viaggio della prima settimana di trekking (il budget giornaliero è quello totale, da dividere per due, 1 € = 106 NPR):

– 11 febbraio 2015, BESI SAHAR / BAHUNDANDA, 6h di marcia, dislivello 700mt, budget 1015 NPR
La camminata si snoda quasi sempre sulla strada carrabile (si viene spesso impolverati dal passaggio di pullman e fuoristrada arroganti, quindi bandana alla mano!), per rimanere sul tracciato principale bisogna passare da Bhulbhule ed il primo villaggio che si incontra è Bahundanda inferiore; più sù, al paese vero e proprio, oltre al primo check-point si trovano numerosi lodge ma noi dormiamo sotto in una casa privata per non perderci un bel bagno nelle hot-spring a 30min. di cammino… non sono proprio “cristalline” ma naturali, di tre temperature diverse e davvero rilassanti dopo la prima giornata di marcia. Per arrivarci si scende verso il fiume e lo si risale senza attraversarlo superando un grosso masso con delle mini pozze e i ruderi di una vecchia casa: vi spiegherà tutto volentieri il signore molto freak che offre ospitalità (oltre alla ganja che gli cresce spontanea in giardino).
Andandoci assistiamo, da lontano per fortuna, allo scontro a suon di cornate tra due tori per una femmina che guarda ruminando senza scomporsi affatto; appena arrivati ci tuffiamo immediatamente nella pozza tiepida, naturalmente tutti nudi, tanto non c’è nessuno… solo che, mentre siamo a mollo godendoci il suono rilassante del fiume, veniamo invasi da una banda di ragazzini che rivendicano il diritto a sguazzare nelle loro piscine e si buttano insieme a noi fissandoci circospetti ma divertiti. Mentre aspettiamo che se ne vadano loro e viceversa, arrivano altri tre ragazzi più grandi a lavarsi dentro la pozza calda più in alto e notiamo che si segnano inchinandosi alla sorgente dove c’è anche una specie di altarino: evidentemente per loro è un luogo sacro. Il sole va giù e dobbiamo rientrare, i bambini ci guardano, ridono e non fanno una piega, allora capisco che non ho scelta ed emergo chiappe all’aria suscitando un’esplosione di urla e risate, passo a Sara il minimo necessario a non causare svenimenti o tempeste ormonali nei tre ragazzi più grandi e salutiamo l’allegra compagnia. Come inizio niente male direi.

 

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Le pozze termali

 

– 12 feb, BAHUNDANDA / CHAMIE, 7h, disl. 400mt, budget 1360 NPR
Dopo un’ora di salita arriviamo alla vera Bahundanda, per risparmiare riempiamo le borracce ad una fontana che un vecchietto ci assicura essere potabile (la berremo comunque con la cannuccia filtrante); sentiero molto piacevole e panoramico fino a Ghermu con diverse cascate e piccoli villaggi di montagna, lungo il quale incrociamo un signore occidentale molto sovrappeso tutto imbozzolato in abiti tecnici neri, bacchette e pancera contenitiva comprese, che boccheggia all’ombra e ci spiega che si sta allenando, al che evitiamo di domandare altro e proseguiamo nel bosco fino ai noiosissimi tornanti di una polverosa e caldissima strada carrabile. Prima di Chamie prendiamo la deviazione a sinistra su per il bosco, con un’ottima vista sulla cascata, e dormiamo nel terzo lodge (Natural View Guest House) dove ci troviamo benissimo, doccia calda, prezzi e cucina compresa. Qui assaggiamo per la prima volta la tradizionale apple-pie preparata al momento: due sottili dischi di impasto di acqua e farina chiusi intorno ad un ripieno di mela sminuzzata, cacao e cannella cotto nel gee, il tutto fritto nell’olio. Croccantissima e deliziosa.

 

P1010516~2Vista da Bahundanda della vallata che percorreremo

 

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Cascata davanti al lodge

 

P1010536~2Natural View Guest House

 

– 13 feb, CHAMIE / DHARAPANI, 6h, disl. 400mt, budget 1500 NPR
Incontriamo delle scimmie di montagna dal pelo grigio, col muso nero e la coda lunghissima! Ci imbattiamo anche in un gruppo di cinque giovani ragazzi australiani farciti di guide e sherpa. Questa cosa dei portatori proprio non ci piace, troviamo che svilisca e sminuisca tutta la soddisfazione dell’impresa. Prima di arrivare a Tal bisogna tenersi sulla destra del fiume, che qui scorre lento e azzurrissimo serpeggiando tra diverse spiaggette di ciotoli e sabbia perfette per un’eventuale sosta.

 

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Scimmie “Black Face”

 

– 14 feb, DHARAPANI / CHAME, 6h, disl. 800mt, budget 1250 NPR
Risveglio traumatico: discussione furiosa con i proprietari della Three Sister’s Guest House. Avevamo contrattato uno sconto del 50% su tutti i piatti del menu ma al momento del conto secondo la proprietaria solamente il dal-bhat sarebbe dovuto essere a metà prezzo, e noi avevamo frainteso; “come mai ieri sera allora avevamo ordinato tutt’altro?” replichiamo. “Truffatrice!” noi, “Ladri!”, lei. Arrivano anche la mamma ed il fratello a dare man forte, e la tensione aumenta. Il totale è più del doppio di quanto ci aspettassimo, quindi insostenibile per il nostro budget giornaliero, allora non cediamo finchè non chiamano addirittura la polizia del villaggio, quindi alziamo di poco la nostra offerta e ci accordiamo per poter cominciare a camminare, si sta facendo veramente troppo tardi. Lungo la strada, dopo un bel tratto nel bosco, ci folgora la vista dell’Annapurna II e poi del Manaslu, che da Chame si possono ammirare entrambi; l’ultima parte del sentiero è molto fangosa ed esposta a nord, quindi meglio non percorrerla troppo tardi.

 

P1010602~2Primo scorcio dell’Annapurna II

 

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Il Manaslu da Chame

 

– 15 feb, CHAME, budget 1700 NPR
Stop tecnico a Chame: dopo una doccia serale nel bagno esterno Sara si sveglia mezza influenzata… scopriamo che rimanere fermi una giornata intera in uno di questo villaggi è veramente pesante: sia per la stanza freddissima (visto che la vallata è perennnemente in ombra) che per la noia mortale. Non vediamo l’ora di ripartire e siamo felicissimi di esserci portati un blister di tachipirina! Per fortuna la sofferenza è alleviata dall’abilità della formidabile cuoca del Trekker’s Holiday Hotel, che ci prepara il miglior dal-bhat e la migliore apple-pie nepalese mai assaggiati finora. A cena facciamo anche conoscenza con Tony (un americano di origini vietnamite proprietario di un food-truck a Flint, nord di Detroit) e con la coppia Mariana e Nicolas (lei studente polacca e lui francese istruttore di golf) insieme alla loro tostissima guida donna nepalese, con cui continueremo a incrociarci fino al giorno prima del passo.

 

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Maledetta doccia traditrice…

 

– 16 feb, CHAME / UPPER PISANG, 6h, disl. 700mt, budget 1440
Dopo lo stop forzato di ieri ci godiamo questo splendido tratto di sentiero che (nonostante alcune interruzioni per valanghe da aggirare e tanto fango), tra panorami mozzafiato su Annapurna II, IV e Lamjung Himal, si conclude di fronte ad uno spettacolare anfiteatro di vette innevate e ghiacciai perenni. Il magnifico scenario che potrete ammirare al tramonto e all’alba vale tutta la fatica dell’ultima salita fino ad Upper Pisang dopo aver resistito alla tentazione di restare bassi e proseguire sulla strada carrabile che porta a Lower Pisang. Quest’ultima è la parte più moderna e turistica del villaggio, in basso e quasi sempre all’ombra, mentre l’altra è la parte vecchia tutta in pietra, molto più suggestiva, super panoramica e con un bel tempio buddista in cima; inoltre la strada più in quota è molto più utile per l’acclimatamento. Durante il percorso incrociamo la prima coppia che scende in fretta per problemi di AMS (mal di montagna), ma subito dopo anche un improbabile duo di gallesi che durante la discesa si fumano una canna come se fossero sul divano di casa e non in Nepal sopra i 3000mt…

 

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Il “centro” di Upper Pisang

 

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Panorama dal tetto del tempio

 

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Upper Pisang

 

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Come ogni mattina…

 

– 17 feb, UPPER PISANG / MANANG, 8h, disl. 240mt, budget: 5600 NPR (2200 scorta di cibo compresa + 3400 per 2 paia di ramponcini e 1 paio di ghette)
Anche questa parte del tracciato è molto panoramica, e dopo un lunghissimo muretto di rulli di preghiera e un terrorizzante ponte di ferro sospeso ci si inerpica per la ripidissima salita fino a Ghyaru; qui facciamo una sosta approfittando dell’ottimo formaggio di Yak venduto da un punto di ristoro mentre ci godiamo il grandioso panorama seduti vicino allo stupa buddista. Lungo il percorso avvistiamo diverse aquile e nidi di avvoltoi, dopo Nawall (dove ho rischiato un’incornata da uno yak per un incontro ravvicinato sullo stretto passaggio in paese) scegliamo il sentiero alternativo basso evitando di dover salire per poi riscendere, molto fangoso e un po’ difficile da seguire (il riferimento sono la pista di atterraggio ed il fiume che avrete sempre sulla sinistra) ma utile per accorciare i tempi stancandosi meno. A Karka troviamo solo un hotel aperto ma, sapendo che non abbiamo scelta, ci chiede troppo, allora decidiamo di proseguire per altri 20 min. fino a Manang anche se sono le 17 passate. Scopriamo che da questa altitudine in su contrattare cena e colazione in cambio di stanza e acqua calda è molto difficile, quindi paghiamo per la notte, poi ceniamo in un piccolo ristorante in paese e facciamo scorta di noodles liofilizzati per i prossimi giorni (visto che i prezzi stanno lievitando notevolmente).

 

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Panorama da Ghyaru

 

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Guardandoci indietro sulla strada per Manang

 

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In mezzo a neve e fango verso Karka

…continua con la seconda settimana…

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