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Tra Laos e Cambogia

Dopo aver sonnecchiato pigramente qualche giorno a Don Det, una delle quattromila isole del Mê Kông, decido di andare in Cambogia varcando il confine via terra (distante solo 10/15 km da dove mi trovo).
Velocemente ho dovuto riprendere coscienza di me stessa e di donna in terra straniera e sono dovuta uscire dal mio felice torpore.
Ho deciso di non comprare un pacchetto preconfezionato da un’agenzia, per due motivi: l’elevatissimo costo, senza possibilità di contrattazione (13 $ per arrivare solo al confine, 35 $ per Siem Reap) e la curiosità di capire come funziona senza intermediari.
Inizio ad informarmi: controllo sulla guida, leggo vari blog e chiedo ai ragazzi che incontro. Nulla è mai molto chiaro ma tra una notizia e l’altra comincio a costruire il mio puzzle.
Avendo alloggiato sull’isola da una famiglia meravigliosa mi affido a loro per farmi riportare sulla terra ferma, non perché mi facessero qualche particolare sconto ma per il bel rapporto instaurato in soli 5 giorni.
Una volta arrivata sulla sponda di Nakasang mi dirigo a piedi alla stazione degli autobus, che si trova di fronte all’unica banca, a circa 5/7 minuti di camminata dal molo. Qui mi aspetta la pessima notizia: non esistono autobus locali che vanno al confine, o per lo meno non da questa stazione; solo 2 compagnie, ormai fuse in una, possono portarti a destinazione. I prezzi non sono molto diversi da quelli sull’isola. Compro un biglietto per Stung Treng (16 $), la mia destinazione finale vorrebbe essere Siem Reap ma siccome è parecchio lontana ed il costo è molto elevato decido di spezzare in due il tragitto, sperando di cavarmela con meno una volta varcato il confine (cosa che si è rivelata reale, 8 $ per andare da Stung Treng a Siam Reap).
Sono circondata da 50/60 ragazzi che come me aspettano di essere caricati sul costosissimo autobus. Durante l’attesa un ragazzo Laotiano in camicia, profumato, scarpe lucide, orologio vistoso, una fluida parlata in inglese e un’aria minacciosamente rassicurante ci informa che le procedure da svolgere al confine saranno lunghe e per agevolare e velocizzare tutte le pratiche sarà ben contento di ritirare tutti i nostri passaporti e i 40 $ per il visto, così da passare il confine in fretta, senza stress e soprattutto senza perdere l’autobus (e qui comincia il terrorismo psicologico).
Avevo letto di questo furbacchione su Wikitravel, così con il mio scarso inglese gli chiedo come mai ci chiede 5 $ in più del dovuto, subito in tono scontroso mi risponde che sono le tasse obbligatorie per il timbro e per il controllo medico e che lui da questa operazione non guadagna nulla. Naturalmente non credo ad una parola di questo imbroglione ma solo pochi seguono il mio esempio. Veniamo divisi tra mini-van e pullman. In 30 minuti arriviamo al confine, chi è su un mini-van viene scaricato portandosi appresso i propri bagagli, chi è sul pullman lascia gli zaini su. Naturalmente solo chi non ha consegnato i 40 dollari e il passaporto scende prima del confine in Laos, gli altri vengono portati direttamente in un baretto oltre dogana: Welcome to Cambodia (tu che sei pronto a farti spennare!). Abbiamo tutti una gran fretta, visto la pressione che ci mettono, ma comunque stiamo buoni buoni in coda per ricevere il nostro timbro d’uscita dal paese.

 

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Mentre avanziamo abbastanza rapidamente incrociamo una coppia di francesi, comodamente sdraiata su un muretto, che urla: “free stamp, free stamp!”. Cacchio, si paga il timbro? Ma quando mai? Arrivata allo sportello consegno il mio passaporto con la carta d’uscita (che mi era stata consegnata all’ingresso nel paese). Il militare lo osserva e poi mi chiede 2 $. Cosa? Subito gli chiedo di farmi vedere una dichiarazione ufficiale dove si legga che bisogna pagare per ricevere il timbro o se almeno mi darà una ricevuta, non ricevo mai una risposta, anzi quasi cerca di chiudermi lo sportello in faccia lanciandomi stizzito il passaporto e intimandomi di mettermi da parte e di aspettare, che se non ho intenzione di pagare non riceverò nessuno “stamp”. Naturalmente non mi muovo da dove mi trovo, faccio la gnorri per un po’, poi mi intestardisco e mi metto a discutere. La gente dietro di me comincia a scalpitare, ma non per sostenere la lotta contro l’abuso di potere bensì perché vuole pagare e passare in fretta timorosa di perdere il pullman. Aprono un altro sportello ma anche un altro ragazzo (naturalmente francese) non ha intenzione di mettere mani al portafoglio. Mi metto al suo fianco e lascio che una delle due code scorra mentre continuiamo a cercare di far valere i nostri diritti, ma nulla li smuove. Piano piano anche in me sale l’ansia del tempo perduto. Ad un certo punto arriviamo ad una mediazione su 1 $ a testa (che bastardi!), e con non poca rabbia gli do’ il mio fottuto dollaro! (faccio presente che la coppia di francesi che ha avuto più pazienza di noi non ha sborsato nulla, ma dalla loro avevano due vantaggi: erano arrivati in autostop, quindi non avevano alcuna fretta, ed era la loro settima volta tra Laos e Cambogia).
A piedi mi dirigo verso il prossimo posto di confine, e mentre camminiamo dei signori armati di camice sotto un tendone con scritto “Medical check up” mi urlano di avvicinarmi: li ignoro completamente perché già so che mi chiederanno altri 2 $. Arrivo alla capanna dove mi dovrebbero dare il visto. Sono tutti belli sorridenti, consegni il passaporto e ti chiedono 35 $. Il ragazzo francese che come noi ha pagato solo un dollaro fa presente al militare che il visto costa solo 30 $, subito le facce si incupiscono e gli dicono in malo modo di riprendersi i documenti e arretrare. Pensando di non avere abbastanza tempo si lascia convincere a pagare 35 $ e io lo stesso (scoprirò in seguito che la coppia francese pagherà solo 30 $ per il visto).

 

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Passo all’ultimo sportello per farmi fare il timbro d’entrata. Fortunatamente qui non mi chiedono extra. Svolte tutte le pratiche (40 minuti in totale) attendo un’altra ora e mezza prima di ripartire (chissà perché avevo tutta sta fretta!).
Durante l’attesa mi accorgo di un cartello che sponsorizza un mini-van a 15 $ per andare a Siem Reap (come volevasi dimostrare i prezzi si abbassano notevolmente).
Facendo un sunto delle possibili opzioni di attraversamento confine (3 ipotesi):

far svolgere le tue pratiche ad uno sconosciuto (truffatore): 40 $
svolgere le pratiche da solo e chinare la testa a tutti i soldi extra richiesti: 39 $
far valere i propri diritti sempre e comunque con calma e pazienza: 30 $

Io personalmente ho speso 36 $ e sono entrata nel paese con piena sfiducia nelle autorità locali.
Per quanto riguarda i mezzi di trasporto se siete abbastanza audaci provate a fare l’autostop per arrivare al confine, oppure compratevi il biglietto per arrivare fino a qui (11 $) e poi prendete un mini-van (15 $, anche meno se sapete contrattare), risparmierete ben 9 $ e avrete tutto il tempo di svolgere le vostre pratiche e battaglie in tutta calma, tanto il mini-van cercherà di partire al completo e nessuno verrà lasciato indietro!

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